63. Maldamore

maldamore
“Maldamore” è un film scritto e diretto da Angelo Longoni., prodotto dalla Bolero Film e Rai Cinema Con Ambra Angiolini, Luisa Ranieri, Alessio Boni, Luca Zingaretti, Eugenio Franceschini, Ettore Bassi, Miriam Dalmazio e Claudia Gerini.
Sono un vecchio arnese siciliano ed orgogliosamente “Signorino”.Fino a ieri pensavo che le “corna” fossero qualcosa “d’intimo” e che il matrimonio fosse “una lucida follia”.
Dopo aver visto “Maldamore”, ho dovuto prendere atto che i tempi sono cambiati.
“Maldamore” sdogana” il tradimento e le corna, rendendo il tutto “cool” e degno di farne un film.
Longoni ci racconta come due coppie “scoppiano” in seguito alla scoperta dei rispettivi tradimenti.
Il film ci presenta quattro diversi tipi di traditori. Marco(Luca Zingaretti) è un infedele cronico, ogni occasione è buona e non se la lascia scappare. Veronica(Ambra Angiolini), moglie di Marco, sta attraversando, con largo anticipo, la crisi di mezza età, non sentendosi più attraente e desiderabile come donna e trova “conforto” tra le braccia del giovane seduttore Lugi(Franceschini).
La coppia Sandra(Ranieri) Paolo(Boni) sta cercando di avere inutilmente un figlio e ciò provoca delusione e nervosismo, e tradimenti di “passaggio”
“Madamore” è difficile da collocare. È una via di mezzo tra commedia e dramma. Ha l’ambizione di raccontare la vita di coppia e le sue problematiche, ma fallisce, restando un ibrido incompiuto.
Il film ha poco ritmo e coinvolge poco lo spettatore.
La sceneggiatura convince poco, risultando a tratti banale e scontata.
I dialoghi sono noiosi e ripetitivi. La regia , semplice e scolastica,è più televisiva che cinematografica.
Il film si regge sulla buona recitazione del cast. Ambra Angiolini svetta sugli altri attori, per intensità interpretativa alternando con bravura momenti comici a quelli amari. Ancora una volta dà profondità al suo personaggio. E’ sicuramente in un momento di “grazia artistica”.
Il personaggio di Luisa Ranieri parte sottotono e a tratti caricaturale , ma poi esce con eleganza e brio, dando “spessore” al ruolo.
Luca Zingaretti e Alessio Boni, si confermano per me più volti televisivi piuttosto che da cinema.
Svolgono il compito, da professionisti, ma non incantano.
Meritano una menzione particolare Ettore Bassi e Miram Dalmazio.
Il primo, a sorpresa, rivela un aspetto “comico” che divertelo spettatore con il ruolo del collega della Ranieri, maniaco dell’ordine. La seconda, si conferma un attrice in crescita, dagli esordi di “Agrodolce”, sta conquistando con merito visibilità. La” sua Beba” convince “tra vampismo” ed ingenuità
Più riuscito ed convincente il cameo della Cucinotta come”zia” di Zingaretti, rispetto a quello della Gerini che non aggiunge nulla al film.
Il finale è volutamente “ambivalente” , salvando” l’unità della coppia”, ma nello stesso tempo strizzando l’occhio all’infedeltà, come ormai “valore” assodato di questa società.
“Maldamore” magari piacerà allo spettatore “diversamente impegnato” in un rapporto, per i vecchi arnesi invece rimarrà il dubbio che le corna rimangano sempre corna.
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
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62. L’Amore e la Follia

tortora
“l’Amore e la Follia” è uno spettacolo teatrale scritto, diretto ed interpretato da Max Tortora con la partecipazione di Stefano Sarcinelli e Roberto Andreucci.
Max Tortora è un Artista. Partiamo da qui. Definirlo solo come attore, è limitativo.
Ieri sera al teatro Olimpico, l’attore romano ha dato vita a un divertente e piacevole “one man show”.
Il pubblico ha imparato a conoscerlo ed apprezzarlo negli anni per le sue straordinarie imitazioni di Califano,Sordi, Arbore, Amadeus, Celentano per citare alcune.
Il personaggio di Ezio Masetti nella fiction”I Cesaroni”lo ha reso popolare ed amato al grande pubblico, eppure ieri Tortora ha dato prova, con abilità e talento, di saper cantare, suonare ed ballare.
Fin dall’inizio dello spettacolo, quando Tortora esordisce con la canzone” ovindoli”, il pubblico non può non ridere ed applaudire, creando subito armonia e coinvolgimento.
I vari monologhi sono originali, ironici, a tratti maliziosi e giocati su doppi sensi, senza essere mai volgare.
Tortora omaggia, a modo suo, i grandi della musica riproponendo alcune loro famose canzoni, con “leggere modifiche” ai testi.
Lo spettacolo è anche un divertente “excurus” sui cambiamenti della società, partendo dai ricordi di vita dell’artista.
Paradossalmente, lo spettacolo diverte meno e perde d’intensità quando l’attore parte con le imitazioni, suoi cavalli di battaglia
Quando Tortora “si nasconde” dietro una maschera, diventa scontato e prevedibile.
Tortora,accompagnato da un’ottima band e da due”accattivanti” ballerine, fa trascorrere al pubblico due ore in leggerezza ed allegria.
Apprezzabile e valido il supporto dei colleghi Sarcinelli ed Andreucci.
Il finale è un tributo alle figure di Califano e Sordi, entrambe care all’artista.
Max Tortora ha detto ieri che era alla sua prima esperienza come”One show man”,meglio tardi che mai.
Questo”splendido cinquantenne”ha tutte le potenzialità per farsi notare, se lo merita.
Produttori e registi sono avvisati, anche nella botte grande, c’è il buon vino.
“L’Amore e la Follia” fino al 30 marzo al Teatro Olimpico.
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”
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61. Hotel sei stelle

hotel
Il lunedì è sempre il giorno più complicato della giornata. Alzarsi dal letto è difficile.
Vorresti fare tutto tranne lavorare. Ti trascini in ufficio come uno zombie e se sei fortunato, forse all’ora di pranzo, la tua mente ricomincia a funzionare.
Ma se il lunedì è una prova titanica per chiunque, non meno complicato è il lunedì sera del teledipendente da TV generalista, quale sono io.
Ieri era stata una giornata come sempre frenetica per come può essere quella vissuta da un vecchio arnese.
Il caos di Roma mi ha permesso di vedere solo la parte finale della puntata di “Sconosciuti “su Rai Tre e già la prima arrabbiatura era servita.
Mi piace,ormai da tempo, iniziare la serata con “lo straordinario” racconto della vita dell’uomo della porta accanto.
Fortunatamente poi è iniziato un “Posto al Sole” e ho potuto avere la mia dose quotidiana di Napoli e soprattutto di “lazzarinismo acuto”, dolce e cara malattia.
Dopodichè armatomi di sigaro e telecomando, ho iniziato lo zapping, sperando di trovare il programma giusto con cui passare la mia beata serata in solitudine.
Per tre ore , da perfetto nevrotico, sono rimbalzato su Rai Uno dove la Littizzetto (FuoriClasse2) prof sui generis mi raccontava ancora una volta la scuola italiana 2.0 ,poi su Rai 2 ho visto Rex dove abbaiava Arca per farsi capire.
Perplesso e spaventato ho virato su Canale 5 e ho resistito per cinque minuti di Grande Fratello.
Il tempo di capire che a casa Marcuzzi non esistono gli specchi e che un concorrente, tale Mirko faceva impallidire Dante e la mia pazienza è finita.
Allora il mio personale Grillo Parlante ha cominciato ad urlarmi”Ma guarda “Presa Diretta”di Iacona, informati almeno un po’, non puoi essere sempre così ignorante”.
Però il tempo di capire che il tema era il cibo e in particolare quanto male faccia la carne e l’olio che “la mia panza da cummenda” ha protestato”Guarda che io al hamburger di MC Donald non ci rinuncio comunque”.
Affranto e preoccupato ,ho nuovamente cambiato, direzione La 7 con “Piazza Pulita”.
Appena ho capito che “I Promessi Sposi” non erano più Renzo e Lucia, ma Berlusconi Renzi, un dubbio mi ha assalito:ma allora chi sarebbe la Monaca di Monza? Mi è apparso il volto di Renato Brunetta , prima ho sorriso, poi è arrivato lo sconforto.
La mia amata TV mi stava tradendo, non volevo cedere al “Lato Oscuro”, il satellite.
Cosi alle 23:15, rassegnato, ho fatto un nuovo giro. Sono arrivato nuovamente su Rai Tre e all’improvviso BOOM.
Mi sono sentito come San Paolo sulla strada di Damasco. Ho scoperto “Hotel sei stelle”. Mi chiederete che roba è?
Cari amici, è una produzione della Magnolia Italia. Il programma racconta con garbo e amore l’inserimento nel mondo del lavoro di sei ragazzi afflitti dalla sindrome di Down.
Siamo in un grande albergo di Roma ed i ragazzi con la loro coinvolgente volontà , allegria e semplicità sono i protagonisti dello show.
Le telecamere seguono”l’apprendistato” dei ragazzi eseguito dallo staff dell’albergo.
Tutto avviene con grande naturalezza. Gli “insegnati” spiegano con cura come comportarsi con i clienti.
Sono trattati senza alcun privilegio o guanto bianco dallo staff. Se è necessario, vengono rimproverati e puniti.
Il rapporto umano che si instaura tra insegnate e alunno è toccante e genuino.
In un epoca i cui “i reality” tutto sono, tranne che racconto della vita e dalle realtà, “Hotel sei stelle” ti dona uno spaccato autentico e sincero della nostra società.
I sei ragazzi vogliono una vita vera e piena. Vogliono lavorare e imparare.
Lo spettatore non può far a meno di tifare per i ragazzi ed essere coinvolto dallo show.
Un programma di sé per semplice, ma che regala davvero bei momenti di TV.
Rai Tre e Magnolia hanno avuto coraggio nel proporre una programma del genere, a mio avviso, hanno già vinto.
Si dice che il teledipendente generalista è spesso ignorante, annoiato e di destra.
Ogni mattina mi guardo allo specchio e vedo:un diversamente ignorante, un pigro e un orgoglioso conservatore.
Per molti anni Rai tre è stata considerata la rete “dei comunisti”.Eppure da questa rete escono programmi come Sconosciuti, un Posto al Sole, Gazebo ed ora hotel sei stelle.
Resto conservatore e Mediaset resta la mia”mamma” televisiva, ma avviso ai teledipendenti: il lunedì sera andate pure al cinema, ma tornate a casa alle 23.15, c’è “Hotel sei stelle” che vi aspetta.
La TV generalista sa ancora emozionare, anche se “comunista”.
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60. 300-L’alba di un impero

300
“300 -l’alba di un impero”è un film del 2014 diretto da Noam Murro e può considerasi il midquel (tra prequel e sequel) di 300 di Zack Snyder del 2007 .
Il cast principale è composto da: Sullivan Stapleton, Eva Green, Rodrigo Santoro, Lena Headey.
Il film racconta gli eventi avvenuti durante la battaglia di Capo Artemisio tra Greci e Persiani, svoltasi negli stessi giorni della battaglia delle Termopili.
I protagonisti sono lo stratega ateniese Temistocle(Stapleton) e Artemesia(Green), comandante dell’ esercito di Serse I di Persia(Santoro)
Con “300” fu subito “amore” con il pubblico in sintonia con la mentalità e filosofia Spartana L’eroismo e il coraggio di Re Leonida, reso unico ed intenso dall’allora sconosciuto Gerard Butler , ha dato uno nuovo significato alle parole” virilità” e”machismo”al cinema.
Anche se la regia è diversa, l’impatto visivo è sempre molto forte, ma da subito si coglie la differenza “di filosofia”tra i due film.
Se“300”è il manifesto dell’Orgoglio,Eroismo e Forza dell’Uomo .
“l’Alba” è invece un tributo al carisma e determinazione della Donna. Eva Green con il personaggio di Artemesia regala sensualità e carisma fin dall’inizio.
Artemesia, d’origini greche, brama vendetta per la sua famiglia trucidata dai Greci stessi, quando era solo una bambina.
Se Leonida era mosso dall’Onore di Sparta, Artemisia è spinta dall’Odio.
Eva Green ,alla sua migliore interpretazione, è davvero intesa, mescolando con sapienza fisicità e talento,” peccato” solo per il botox e per la chirurgia plastica non necessari. Si muove sulla scena con forza e personalità dettando i tempi del film.
Temistocle(Stapleton) è “un comprimario” rispetto all’attrice francese, come del resto gli altri anonimi personaggi maschili Non ha il fascino e il carisma di Leonida,uscendo sconfitto dal confronto.
Il pubblico rimane colpito dagli sguardi “feroci” della Green.
Come “300” anche “l’alba” si basa molto sulla fisicità dei protagonisti e sulla crudezza delle immagini, soprattutto nelle scene di battaglia.
La scena di passione tra Temistocle e Artemesia, piace e coinvolge non tanto per la nudità dei corpi, ma come intensa ed efficace appendice del campo di battaglia.
Non va dimenticata Gorgo( Lena Headey) ,moglie di Leonida ed ora Regina degli Spartani. Appare in poche scene, ma sono sicuramente significative ed intese.
La sceneggiatura rispetto a “300” è più retorica e meno avvincente, mancando nel complesso il guizzo “creativo” di” 300”
Le parole chiave del film sono “Liberta”e “Democrazia”. L’orgoglio di un popolo che si compatta, ispirato dal sacrificio di Leonida, per difendere i confini dall’invasore.
I dialoghi spesso si perdono in una ostentata ed eccessiva “grandeur”, finendo per annoiare.
Se “300” è stato“adottato” come icona dai gay “’L’alba” potrebbe esserlo dal mondo lesbo.
Il finale ,sebbene eccessivamente epico, convince soprattutto per l’abilità espressiva della Green
“300, l’alba di un impero” è un film d’impatto ed almeno in parte regala le emozioni di “300”.
“300” ha aperto la strada, “L’alba” la percorre con onore.
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59. La vendetta veste Prada

prada
“La vendetta veste Prada, il ritorno del Diavolo” è un libro scritto da Lauren Weisberger ed è pubblicato in Italia dalla Piemme Edizioni.
Il romanzo è l’atteso “sequel” de”Il Diavolo veste Prada” che nel 2004 conquistò pubblico e critica al punto diventare anche un successo cinematografico con Meryl Streep e Anne Hathaway.
Confesso “il peccato originale” non ho letto “Il Diavolo”, ma ho apprezzato, come molti, il film.
Ero stato colpito ancora una volta dall’immenso talento della Streep e se possibile, e d’aver amato ancora di più Anne Hathaway.
Andrea, Miranda e gli altri”alieni” del frenetico mondo della moda mi avevano lasciato un ottimo ricordo e così non ho resistito come tante fan, ed ho preso la mia copia in libreria.
Ero davvero curioso di conoscere cosa era successo ai “miei alieni” preferiti.
Se il “Diavolo” era il romanzo d’esordio , “La vendetta” arriva dopo che altri libri hanno consacrato l’autrice americana a livello internazionale.
Sono passati dieci anni ed Andrea Sachis è cresciuta, maturata e sta per sposarsi.
Non con il suo fidanzato storico Alex, ma con il ricco e fascinoso Max.
La sua “storica” nemica Emily è diventa la sua migliore amica ed insieme hanno fondato “The Plunge”, una rivista”cool” sui matrimoni.
Andy, poco dopo il matrimonio, scoprirà d’esser incinta.
Il libro segue l’attesa e soprattutto ci racconta le emozioni che prova la donna di fronte a questo significativo cambiamento di vita.
Tutto sembra procedere per il meglio, quando all’improvviso il passato torna a bussare o sarebbe più giusto dire torna“Il Diavolo” alias Miranda.
La rivista di Andy ed Emily diventa oggetto di una complessa acquisizione da parte di “Runway”.
Andy sarà chiamata a fare delle scelte importanti e tornerà a “scontrarsi” con Miranda con esiti imprevedibili dal punto di vista professionali e personali.
Il libro si legge con leggerezza, scritto bene , ma personalmente non mi ha incantato, come speravo.
Durante la lettura, la mia mente immaginava le scene sullo schermo con le storiche protagoniste ed onestamente il sequel mentale non mi convinceva.
Il libro non ha quel ritmo che si aspetta da un sequel. L’originalità e la freschezza dei dialoghi evidenti nel film, in questo libro sono appena accennati.
I protagonisti sono “maturati”, ma lo spettatore non ne rimane coinvolto, come si augura l’autrice.
Andy è cambiata, sa bene cosa vuole e cosa non vuole. Ha chiare le sue priorità ed è pronta a tutto per difendere la sua libertà.
Il finale è agrodolce, ma non soddisfa il palato del lettore, che ha “mangiato” il libro”con il ricordo di prelibati sapori passati.
Riparerò presto al “mio peccato originale”, il “Diavolo” va letto fin dall’inizio.
Ma con “La Vendetta”il lettore non riesce a sognare come gli è capitato nel film. La sensazione è come quella d’aver voluto indossare dopo dieci anni, un vecchio vestito, a noi caro, ma nonostante la buona volontà e la discreta forma, ti rendi conto guardandoti allo specchio che il tempo , spesso, non collima con le aspettative.
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58. La mossa del pinguino

pinguino
“La mossa del pinguino” è un film del 2014 diretto da Claudio Amendola, sceneggiatura di Claudio Amendola, Edoardo Leo, Michele Alberico e Giulio Di Martino, prodotto dai Fratelli De Angelis.
Il cast è composto da:Edoardo Leo, Francesca Inaudi, Ennio Fantastichini, Ricky Memphis, Antonello Fassari.
Buona la prima, per l’esordiente regista Claudio Amendola.
”La mossa del pinguino” è una commedia semplice, divertente, senza pretese e che strappa allo spettatore nel corso del film più di una risata.
Basterebbe solo questo ad Amendola e soci per stappare una bottiglia di champagne.
La storia per quanto semplice presenta comunque un lato originale e particolare.
Bruno(Leo) è un marito innamorato della propria moglie Eva(Inaudi) ed un padre affettuoso, ma è soprattutto un eterno sognatore. Sbarca il lunario, facendo le pulizie di notte al Centro Congressi di Roma con l’amico di sempre Salvatore(Memphis).
Una sera mentre è in pausa lavoro Bruno guarda un servizio in TV e “scopre” il curling, disciplina olimpica. Nasce così “la folle idea” di partecipare alle Olimpiadi invernali di Torino 2006.
Con l’aiuto dell’amico Salvatore, reclutano gli altri due giocatori necessari per fare la squadra.
“La scelta” ricade su Neno (Fassari) maestro di “bocce” e su Ottavio(Fantastichini), ex vigile in pensione.
Il film segue gli allenamenti del “team” e le vicende umane dei protagonisti, alternando con sapienza momenti ironici e quelli melanconici e amari.
Lo spettatore così scoprirà il mondo del curling e le sue regole. Uno sport “atipico”, ma che ha comunque un suo seguito e una sua dignità.
Amendola ci mostra Roma, coprotagonista del film, con alcuni belli squarci della periferia
La regia di Amendola è semplice, ma curata e attenta. Il film ha un buon ritmo e solo nel finale, forse, perde di vivacità.
La sceneggiatura è ben scritta, ariosa e con degli spunti interessanti, solo nel finale appare scontata e un pò retorica.
I dialoghi sono divertenti, realistici e quasi sempre riusciti.
Edoardo Leo conferma d’essere non solo l’attore del momento, ma soprattutto un autore interessante oltre che regista(l’anno scorso diresse l’apprezzabile “Buon giorno papà).
Personalmente mi ha convinto di più qui che nell’acclamato”Smetto quando voglio”.
Il resto del cast è altrettanto convincente. Non voglio fare una graduatoria di merito.
Memphis,Fantastichini e Fassari danno spessore e profondità ai loro personaggi, risultando credibili.
Una menzione speciale, mi permetto di “darla” alla bella e brava Francesca Inaudi.
Mi ha convinto nel ruolo di moglie e di madre. E’ “maturata” artisticamente rispetto alle ultime prove.
Ben riuscita ed intensa la scena in cui Eva scopre “il segreto olimpico” del marito.
Lo spettatore segue e si appassiona a questo manipolo “di sportivi per caso”.
“La mossa del pinguino” vuole essere un invito a non smettere di sognare ed a non dare nulla per scontato.
Lo spettatore esce dalla sala con il sorriso, ma soprattutto con una domanda in testa “Ma sta a “minchia” di curling come si gioca esattamente?”.
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57. Allacciate le cinture

allaciate le cinture
“Allacciate le cinture”è un film del 2014 scritto e diretto da Ferzan Özpetek, prodotto da R&C Produzioni e Faros Film in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno di Apulia Film Commission.
Il cast è composto da; Kasia Smutniak, Francesco Arcà, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Luisa Ranieri.
Il film è ambientato a Lecce e in altri siti della Puglia.
Il pregiudizio va sempre combattuto perchè non permette mai di dare valutazioni serene
Quando vidi per la prima volta il trailer del film e capii che uno dei protagonisti era Francesco Arcà, confesso che ebbi un sussulto, ma dopo “il caso Angiolini”, ho voluto dare fiducia ad Ozpetek.
“Allacciate le cinture” è “La Bella e la Bestia” in salsa turca, almeno per me.
E’ una storia d’amore tra due personaggi opposti:”La Bella” è Elena(Smutniak), giovane barista con tanti sogni ed ideali, la “Bestia” è Antonio(Arcà), rude ed ignorante meccanico.
Il film inizia con il loro primo incontro a una fermata dell’autobus sotto la pioggia e subito il regista evidenzia le enormi differenze che ci sono tra i due.
Eppure come tutte le più belle storie d’amore, dall’odio iniziale nascono le più grandi passioni.
Il film ci racconta l’evolversi della loro storia, tra gioie e drammi.
Ozpetek scegliendo Arcà, non ha compiuto una”eresia” cinematografica. Arcà è la persona giusta per interpretare “La Bestia”.
Lo so, per molti di voi, sembrerà incredibile, ma “La Bestia” Arcà convince di più della “Bella” Smutniak.
Ozpetek con intelligenza fa “parlare” Arcà con il fisico, con gli sguardi. Lo limita nell’espressione verbale, dove risulta, ovviamente, carente. Affida alla Smutniak, con risultati modesti, il compito “d’esternare” i sentimenti della coppia.
La coppia Arcà-Smutniak non convince fino in fondo perché la loro storia sembra costruita a tavolino e non vissuta. Manca l’elemento spontaneità che dovrebbe emozionare il pubblico.
Le due scene più importanti, a mio avviso del film, quella della”passione” in garage e dell’”amplesso drammatico” in ospedale, in cui i due protagonisti dovrebbero raccontare ed coinvolgere il pubblico, sono ben girati, ma mancano del quid per restare nel cuore e nella mente.
Anche in questo film Ozpetek non rinuncia ad inserire l’elemento gay, ma stavolta con la coppia Ricci- Signoris, gli dà una connotazione comica, molto riuscita ed apprezzabile.
Le due attrici formano”una coppia” affiatata e i loro dialoghi sono uno dei punti di forza del film.
Carolina Crescentini , nel ruolo di Silvia, amica del cuore di Elena, si conferma solare, preparata e soprattutto esce fuori “una verve” comica nuova ed inaspettata.
Filippo Scicchitano si conferma un attore in crescita, abbastanza convincente nel ruolo dell’amico e socio gay della protagonista
Chi merita sicuramente una menzione particolare è Paola Minaccioni, “la sua”Egle,” malata di cancro e compagna di stanza di Elena in ospedale è il personaggio più bello, intenso e riuscito del film.
La Minaccioni emoziona e nello stesso tempo “fa sorridere” il pubblico con il cancro.
Confesso la delusione per Giulia Michelini. Breve apparizione (Diana ,giovane medico), ma la sceneggiatura gli aveva assegnato uno dei passaggi almeno sulla carta più importanti della storia.
Il dialogo tra Diana e Elena, doveva essere drammatico, forte emozionante, ma non colpisce il bersaglio e non convince appieno.
Divertente ed riuscito il cameo di Luisa Ranieri.
La Puglia si conferma con i suoi meravigliosi scenari, location ideale, anche per merito in questo caso di una bella fotografia.
“Allacciate le cinture” racconta l’amore con la sensibilità riconosciuta di Ozpetek, ma nel complesso risulta prevedibile e scontato.
Difficile ripetere il successo de “La Bella e la Bestia” quando i due protagonisti recitano l’amore, ma non lo trasmettono.
Vittorio De Agrò presenta “Essere Melvin”, la Notting Hill italiana
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56. Le Invasioni Barbariche

invasioni
“Le invasioni barbariche” è un talk show, in onda su LA7, curato e condotto da Daria Bignardi.
La prima puntata è andata in onda il 20 aprile 2005.
Esistono varie tipologie di talk show nella nostra televisione:urlato, sensazionalistico , volgare, d’approfondimento,d’intrattenimento, quasi tutti uniti nella povertà di contenuti e molto noiosi e ripetitivi.
Una”mosca bianca” in questo mare di tristezza sono sicuramente “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi.
Negli anni per merito della conduttrice e degli autori il programma si è costruito una solida e chiara identità
Le interviste di Daria Bignardi sono diventate un appuntamento imperdibile.
Nel corso degli anni si sono alternati nel salotto delle”Invasioni personaggi di vario tipo e genere. Politici, cantanti,scrittori,attori o “star per caso”, si sono confessate, spesso, “con il cuore in mano”senza imbarazzo per merito di un ambiente “accogliente” e “sicuro”
Daria Bignardi non solo è una brava e preparata giornalista, ma ha anche l’eleganza e il garbo di una perfetta padrona di casa. Riesce, quasi sempre, a far conoscere al pubblico la parte meno conosciuta dell’ospite.
Le sue interviste sono ironiche, ben costruite,originali, mai eccessive o volgari.
Ovviamente molto dipende anche dalla verve dell’ospite di turno.
Ricordo ad esempio lo “scontro” tra la Bignardi e Alemanno, all’epoca sindaco di Roma, restio a mostrare la croce celtica indossata
In quest’ultima edizione, Renzi lanciò in diretta l’ hashtag “enricostaisereno”.., sappiamo tutti poi come è andata a finire.
La trasmissione nel corso degli anni ha subito dei cambiamenti , ma le interviste sono rimaste centrali.
Mi piaceva, lo confesso, il gioco delle “dieci domande” che la Bignardi faceva all’ospite.
Divertente ed ormai consuetudine, “la birretta” che viene bevuta durante le interviste.
La regia è semplice, ordinata e adeguata al tono e allo stile della trasmissione.
“Le invasioni” piacciono perché l’educazione e lo stile alla fine pagano sempre.
Lo spettatore a casa, dopo una giornata frenetica, vuole rilassarsi.
La Bignardi porta, nelle case degli italiani, attualità e gossip senza mai ripetersi.
La forza delle parole, a volte, vince sui grandi effetti speciali e sulle produzioni.
In America hanno, da tempo, Il David Letterman Show, noi Le Invasioni.
Programmi per molti versi diversi, ma entrambi vincenti perché “ fanno compagnia” allo spettatore e soprattutto fanno sorridere, cosa rara di questi tempi.
Le invasioni ogni mercoledì su La7 alle 21:15
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55. La Grande Bellezza

la grande bellezza
Che fossimo un Paese “particolare” l’ho sempre pensato, ma ieri sera, ne ho avuto ulteriore conferma.
Domenica notte, come tutti sapete, “La Grande Bellezza” ha chiuso il cerchio ed ha portato a casa l’Oscar come migliore film straniero 15 anni dopo Benigni.
Tutta Italia si è stretta intorno a Sorrentino e a Tony Servillo mentre salivano i gradini del teatro per ritirare la celebre statuetta.
I social network sono impazziti di gioia. I politici da Napolitano in giù non hanno elemosinato complimenti ed entusiasmo per il trionfo del cinema italiano.
La Medusa produttrice del film, ha deciso ieri sera di mandarlo in onda in prima visione su Canale 5.
L’attesa e la curiosità erano molto forti. Personalmente avevo visto il film lo scorso maggio al cinema e così ho preferito “rivederlo” attraverso i commenti dei social network.
E’ stata davvero un esperienza curiosa. Per molti utenti era la prima visione del film. Un dato già di per sé curioso, almeno per me. Scrivevano ed elogiavano fino a ieri di un film mai visto.
La scelta di Canale 5 di trasmetterlo aveva dunque una “logica commerciale”, il passa parola tra il pubblico nei mesi precedenti anche sulla spinta dei premi vinti non ha funzionato, evidentemente.
La Roma raccontata da Sorrentino e soprattutto magistralmente fotografata, non ha scaldato il cuore del pubblico, ma al massimo soddisfatto l’occhio.
I monologhi e le riflessioni di Jep Gambardella(Servillo) su Roma e la vita mondana non hanno catturato l’attenzione dello spettatore, anzi alla fine hanno annoiato
I colori, gli eccessi, il grottesco,il lusso delle feste non hanno accesso la fantasia dell’uomo della strada.
Jep Gambardella è uomo malinconico, cinico, disilluso che passa da una festa all’altra per non doversi fermarsi a riflettere sulla sua vita. E’ il narratore e testimone di una città che vive al di là delle proprie possibilità e che spesso si chiude nei salotti per non vedere il degrado in cui versa.
La battuta con cui Romano (Carlo Verdone) si congeda da Jep è emblematica del film”Non riconosco più questa città. Non è più la mia Roma”.
Ramona (Ferilli),la ballerina dello strip, è un’altra “creatura” della città, che racconta il sottobosco dei night club, a molti sconosciuto.
Per molti utenti, il film non ha una trama chiara. Dicono che si perda in tante scene, senza che nella sceneggiatura ci sia un’idea precisa da raccontare.
“La Grande Bellezza”, in vero, ha spaccato il web. Per gli entusiasti è un bellissimo e poetico affresco di una società decadente e priva di valori. Per i detrattori è un film noioso, lento e banale.
Il cinema è il campo del soggettivo e del relativo. Tutti,comunque, hanno applaudito al talento di Tony Servillo(straordinaria e teatrale la scena del funerale) oggi, forse il migliore attore su piazza.
Hanno riso amaro con Carlo Verdone ed apprezzato ancora una volta la fisicità della Ferilli.
Personalmente ho amato altri film di Sorrentino:le conseguenze dell’amore, l’uomo in più, il Divo.
Ma da “vecchio arnese” pigro ed indolente ho apprezzato “la Grande Bellezza” perchè “sdogana” con il personaggio di Gambardella, un modo di vedere e vivere la vita non necessariamente “solare” e “sano”,ma che prima aveva solo un “accezione” negativa.
Gambardella, forse, non sarà un personaggio positivo e la Roma descritta non sarà la migliore città in cui vivere, ma fare una passeggiata lungo il Tevere come scorcio, come nel finale del film, ti ripaga da ogni cosa e magari ti fa portare a casa un Oscar..
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54. Il Grande Fratello

grande fratello
“Il Grande Fratello” è un reality show trasmesso in Italia su Canale 5 dal 2000, prodotto dalla Endemol e basato sul format olandese Big Brother.
Ieri sera dopo dieci anni ho rivisto una puntata del più longevo e discusso reality show italiano, spinto dalla curiosità di capire se dopo due anni di stop, qualcosa era veramente cambiato.
Ho resistito per tre ore davanti alla TV, leggendo sui social network i più svariati commenti sulla trasmissione e concorrenti che via via venivano presentati e “rinchiusi” nella casa
La brava e matura Alessia Marcuzzi ha aperto lo show con un divertente ballo. Sembrava il preludio di una felice serata. ..già, sembrava.
Purtroppo “l’accanimento terapeutico” televisivo è di moda tra gli autori del programma.
Il “Grande Fratello” ha il merito di aver cambiato la televisione italiana, rivoluzionandone il linguaggio, le forme e la prospettiva.
Se oggi esistono Masterchef, Masterpiece, X-Factor , Amici che tanto sono amati e celebrati, lo si deve al” Grande Fratello” che ha aperto una nuova frontiera.
Le prime due edizioni condotte da Daria Bignardi furono innovative, particolari, imprevedibili.
La Bignardi, da brava giornalista, diede un taglio “sociale” e ” d’indagine” insieme al puro show
I concorrenti erano davvero “persone comuni” trascinate sotto l’occhio delle telecamere.
Ricordo un nome su tutti:il compianto “guerriero” Pietro Taricone.
Quello che Peter Weir aveva anticipato nel 1998 con il bellissimo “The Truman Show”, era diventato realtà.
Il Corriere della Sera e le altre maggiore testate italiane scrissero fiumi d’inchiostro all’epoca.
La forza de“Il Grande Fratello” era nella semplicità e spontaneità dei concorrenti che con il passare delle settimane sarebbero diventati veri personaggi.
Le edizioni successive condotte da Barbara D’Urso hanno perso il fascino della novità e della spontaneità. Lo show ha cominciato perdere il carattere innovativo, diventando più una scuola per aspiranti talenti:Luca Argentero, Laura Torrisi, Flavio Montrucchio per fare alcuni nomi
I concorrenti hanno cominciato “a studiare” il programma e come muoversi davanti alle telecamere.
La terza ed ultima fase del programma si è avuta con Alessia Marcuzzi.
“Il Grande Fratello” è diventato solo uno show. Addio ad ogni traccia di “reality”.
I ragazzi recitano, chi meglio , chi meno, un copione e sperano di avere la loro occasione nel mondo dorato della celluloide.
Le ultime edizioni hanno inevitabilmente perso consenso tra il pubblico, ricevendo feroci critiche unito al sarcasmo ed ironia.
Non mi permetto di giudicare i ragazzi che da ieri sono rinchiusi tra la casa e la cantina(non credevo di dover rimpiangere il tugurio!), ma vedendoli sfilare sorridenti, un senso di malinconia mi ha invaso.
Sono un teledipendente orgoglioso, sono grato al “Grande Fratello” per quello che ha rappresentato, ma è il momento di far calare il sipario, senza se e senza ma.
Stimo ed apprezzo Alessia Marcuzzi, un po’ meno la sua “mise” di ieri. A quasi 40 anni, ben portati, è arrivato il momento di decidere cosa fare da grande. Il talento non va sprecato.
Il “GF13” spero che possa essere il degno commiato di una trasmissione cult, ma temo che l’auditel e i social network abbiano poco rispetto per “la storia”.
Per gli autori del “Grande Fratello” è tempo di confessionale. #sapevatelo.
Il “Grande Fratello” ogni Lunedì sera allle 21:10 su Canale 5
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