“Storia di una ladra di libri” è un film del 2013 diretto da Brian Percival, con protagonisti Sophie Nélisse, Geoffrey Rush , Emily Watson, Ben Schnetzer:e Nico Liersch .La pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, scritto nel 2005.
Da“diversamente ignorante”, non avendo letto il libro, non posso fare un paragone tra la parola scritta e la versione cinematografica.
Posso solo raccontarvi cosa questo film, abbastanza lungo e lento, mi ha trasmesso.
La voce narrante di questa storia è la “curiosa” Morte che nonostante il suo”faticoso” lavoro, ogni tanto si concede”una vacanza” e così decide di seguire le vicende della giovane Liesel (Nelisse) in fuga con la madre e il fratello piccolo dalla Russia. La “Morte” sfiora sempre la nostra protagonista, fin da quando durante il viaggio “si prende” il fratellino e porta la madre ad abbandonarla a Hans e: Rosa Huberman (Rush e Watson), una coppia di tedeschi senza figli.
Il film è ambientato nella Germania nazista all’inizio della seconda guerra mondiale. Se Hans si mostra con Liesel fin da subito come un padre affettuoso ed attento, Rosa appare scorbutica, brontolona, insomma una vera matrigna.
Liesel non sa leggere e scrivere, a scuola viene derisa, ma trova subito l’affetto e l’amicizia del coetaneo Rudy (Nico Liersch).
Hans aiuterà la figlia a recuperare il tempo perduto, insegnandole a leggere e scrivere.
Nascerà dentro Liesel, il desiderio di leggere e conoscere nuove storie e diventerà “una ladra di libri”.
I Huberman nasconderanno per due anni l’ebreo Max(Ben Schnetzer) quando scatteranno le leggi razziali in Germania.
Liesel, con l’aiuto di Max, aprirà gli occhi sul vero volto della follia nazista.
La sceneggiatura poco originale e senza sussulti, risulta alla fine noiosa e prevedibile.
La regia senza lode e infamia, non riesce però a dare un ritmo ed intensità costante al film
I dialoghi risultano coinvolgenti ed intesi grazie alla bravura degli interpreti.
L’intero cast si dimostra valido e di talento, riuscendo a dare profondità e intensità a una storia di per sé piatta.
Menzone particolare per Emily Watson perfetta nel ruolo della matrigna brontolone, ma dal “cuore d’oro”
Bella e rappresentativa per il film la scena di Liesel e Rudy al lago dove i due ragazzi tra un sorriso e una riflessione urlano “Io odio Hiltler”.
Il finale è speranzoso ed ottimistico, nonostante sia la”Morte” a chiudere la scena, dando comunque allo spettatore il desiderio di leggere e l’augurio che “la curiosa Signora” non venga chiamata così spesso come fu nel secondo conflitto mondiale.
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