“12 anni schiavo” è un film del 2013 diretto da Steve McQueen, tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup , pubblicata nel 1853.
Il film è interpretato da Chiwetel Ejiofor con Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Lupita Nyong’o e Brad Pitt, quest’ultimo anche produttore della pellicola.
Quanto vale la libertà?
Come spesso accade, ti accorgi del valore e dell’importanza di una cosa, quando ne sei privato.
Lo Stato moderno e “civile” ti priva della tua libertà, quando commetti un crimine o per un trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
Come sapete, io ho subito un TSO nel marzo del 2011.
Il TSO ti toglie qualsiasi dignità e diritto.
Sei alla mercé degli infermieri, viene considerato”matto” e nulla più.
Mentre vedevo il film, ripensavo alla mia”prigionia” durata solamente una settimana e pensavo quanto sia stata dura per il vero Solomon Northup, ritrovarsi a vivere un incubo ad occhi aperti.
Nortup (Ejiorfor) è un stimato violinista di colore e soprattutto uomo libero nell’America del 1841, prima della guerra di successione.
Vive una vita serena con la moglie e figli, fino a quando viene rapito a casa sua(America del Nord) e venduto come schiavo nell’America del Sud da “falsi” impresari, triste e spietata pratica dell’epoca.
Privato del suo nome e di ogni diritto, per 12 anni, subirà umiliazioni e ogni sofferenza fisica e morale.
Il film è un racconto crudo, forte e visivamente d’impatto della vita di “uno schiavo”.
McQueen , come è nel suo stile, non ci risparmia dettaglio e brutalità degli uomini bianchi
Le scene di fustigazione e di punizione contro gli schiavi sono lunghe, dettagliate e volutamente lente.
Non conoscevo Ejiofor, la sua è una interpretazione “minimalista”. Racconta con bravura ed intensità “la dignità”e la forza di non arrendersi del protagonista al crudele destino.
I primi piani del regista, sul suo sguardo, rendono più di ogni parola, la sofferenza dell’uomo.
McQueen descrive senza fronzoli e ipocrisia, la mentalità dell’uomo americano bianco dell’epoca.
Giamatti è il cinico mercante di schiavi.
Fassbender, attore feticcio del regista, è convincente nel ruolo del latifondista del cotone, schiavista, bigotto e crudele.
Il “cameo” di Brad Pitt, anche se retorico nei contenuti, è ben fatto.
Il film ha il suo limite però, nell’esasperata voglia di raccontare il vero, diventando lento e prevedibile.
La sceneggiatura tende a ripetersi e perde d’incisività.
Più che i dialoghi, alla lunga monotoni, piace la visione d’insieme del film
Coinvolgente ed intensa l’interpretazione di Lupita Nyong’o , nel ruolo della schiava, oggetto del desiderio di Fassbender.
Il finale anche se a lieto fine, lascia allo spettatore l’amaro in bocca, per una ingiustizia indegna per un mondo civile.
La piaga della schiavitù e il razzismo restano per la Democratica e Liberal America, un tallone d’Achille.
“12 anni schiavo” si aggiunge con merito, ma senza gridare al capolavoro, al genere film di denuncia.
Uscendo dal cinema, ho ripensato al momento in cui uscivo dal reparto psichiatrico, il sapore della Libertà, non ha eguali.
Vittorio De Agrò – Essere Melvin
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