Raccontare, commentare, criticare il talento John Grisham è sicuramente difficile, soprattutto per chi come me è lettore da poco tempo.
Grisham ha inventato il genere” legal thriller”. Tradotto in svariate lingue Ha milioni di fan.
Ogni suo libro è un best seller.
La stessa Hollywood ha “saccheggiato” spesso i suoi libri.
Perché leggere l’ombra del sicomoro?
Perché per i pochi che non amano Grisham e/o il genere, è la giusta occasione per ampliare gli orizzonti letterari.
Il linguaggio è semplice e lineare. Il ritmo è incalzante. Il lettore legge e nella mente immagina le scene.
L’incipit è forte e drammatico, con il racconto dettagliato di un suicidio tramite impiccagione.
Il suicida è Seth Hubbard.
Scopriremo essere un’ uomo molto ricco oltre che gravemente malato di cancro
Siamo nel profondo sud dell’America, alla fine degli Anni 80.
Scopriamo che il “suicida” ha predisposto un testamento olografo, in cui indica come unica erede Lettie, la sua cameriera di colore, escludendo a sorpresa la sua famiglia
L’incaricato di “eseguire” le ultime volontà è un giovane ed idealista avvocato Jake Brigance.
Inizierà una battaglia legale per la successione senza esclusioni di colpi.
La parte del processo, forse, è la meno riuscita, troppo tecnica.
Grisham affronta i temi del razzismo e dell’avidità umana con piglio, lasciando a lettore il giudizio sulla società americana.
Il finale appare “assolutorio”, forse lo scrittore, sentiva il bisogno di pacificazione almeno nel libro.
L’ombra del sicomoro è ora un buon libro, domani crediamo che diventerà un bel film.
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