Aspettare la seduta e non sapere cosa fare.
Passeggio per casa senza sosta.
Non riesco più a vedere la mia amata Tv.
Ho paura di vedere l’Aspirante.
I file mi stanno uccidendo.
La mente non smette di farmi le stesse domande: “Perché Mel? Come hai potuto?”.
Piango senza riuscire a sfogarmi. Mi vergogno.
Non ho voglia di fare nulla.
Sono un automa.
Lo Splendente dice che non ho fatto un cazzo. Allora perché mi sento cosi?
Vedo il sorriso dell’Altruista.
Mi rivedo con il bastone sul set.
Vorrei distruggere tutto.
È come se rivedessi su uno schermo bianco, all’infinito, le stesse scene. Sono i file. Non mi lasciano in pace.
Mi sento indegno anche come arbitro.
Il mio mondo è finito.
Mamma cerca di consolarmi. Ma chi consola lei?
Mi sento sprofondare.
Esco con gli amici ma con la mente sono altrove.
Sono stato stupido e ridicolo? Come posso perdonarmi?
Ora capisco come si sentiva il Dottor Banner.
Provo una rabbia enorme.
Ma non posso fare nulla.
Sono impotente.
Sono inquieto.
Meno male che domani c’e la seduta.
Quando si diventa adulti? Quando si smette di essere un sognatore? Quando si capisce quali sono le cose importanti e serie nella vita?
L’infatuazione fa parte dell’adolescenza, così dicono.
“Quando maturerà la tua testa, Mel?”, mi dice sempre mia madre.
Perché, fantasticare è sbagliato? La diversità dev’essere vista per forza come una stranezza da curare?
“Vai dallo psicologo, non può essere che non studi”.
Quante volte me lo sono sentito dire.
Ora sto aspettando che si apra la porta dello Splendente
Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno, ma io mi sento un cretino.
Ho trentadue anni ma mi sento come un adolescente ferito a morte.
Lo Splendente mi sorride e mi fa cenno d’entrare.
– Dottore oggi non ho proprio voglia di parlare. In casa mi danno il tormento. Mia madre si sforza di capirmi. Mi è vicina come non mai ma fatica a comprendere il mio travaglio. Francesco pensa che siano tutte minchiate. Piero non dice nulla ma percepisco il suo scetticismo.
– Mel, ognuno di noi ha una propria sensibilità. Tua madre vede un figlio in difficoltà e soffre tanto. Possiamo anche rimanere in silenzio se vuoi. Puoi contare su di me. Stiamo insieme su questa barca.
– Dottore, è una vita che mi sento additato. Tutti pensano di darmi il giusto consiglio. Tutti pensano di farmi da guida. Sono “lo strano”, quello da correggere. Quello che va aiutato. Quello che non segue la diritta via. Ora saranno tutti contenti sono davanti a Lei.
– Non dire stupidaggini Mel. Chi ti ha giudicato e messo un’etichetta ha sbagliato. Ma chi ti vuole bene non è certo felice vederti in questa situazione.
– Dottore io mi vergogno. Cosa direbbe mio padre?
– Qualunque padre ti avrebbe ascoltato, compreso e abbracciato, Mel. Basta fare il “mea culpa”, è inutile. Raccontami il tuo primo incontro con l’Aspirante.
La sensibilita e’ diversita’ in questo tempo di omologazione e di imbecilli soddisfatti. Mel ha delle doti immense di grazia e di amore che puo ‘ sfruttare per dare amore agli altri e fare della sua vita un capolavoro oppure puo’ decidere di sprecare una dote che il signore gli ha dato per qualche motivo. L amore e le forze positive di genetosita’ partono da una forza che spesso gli uomini vedono come follia ma che e ‘ in realta una forza soprannaturale che abbiamo dentro di noi che non puo’ essere spiegsta ne’ compresa. Mel ha una missione
Gentile Francesca,
La ringrazio per essere venuta nel mio blog e per avermi dedicato un pò del Suo Tempo.Non so se ho una missione. Credo di dover raccontare la mia storia per dare voce alle tante persone che ho conosciuto. Sono uomini e donne che lottano ogni giorno con la propria mente. Sono esseri meravigliosi. Hanno una dignità e una forza incredibile. Sono loro i miei esempi. Con loro mi sento a casa. Accettare il diverso,ascoltarlo,comprenderlo è la missione del mio Ritorno. Non voglio insegnare niente a nessuno. Ho visto tanta sofferenza in questi anni. Il Signore mi ha dato la possibilità di ricominciare,non la sprecherò. Questo viaggio serve a fare pace con il passato. Grazie Francesca.
Comunque a mel voglio gia’ bene
quello che ho letto finora mi ha indotto le seguenti riflessioni.
La storia di Melvin potrebbe essere stata scritta un secolo fa; l’Aspirante potrebbe essere una ballerina o attrice di cabaret. Anche il bastone che porta Melvin quando si finge ammalato ricorda quello da passeggio degli uomini di una volta e il fingersi malato e poi morto sembra uno stratagemma per farsi notare prima e uscire di scena dopo in modo teatrale.
Anche i sensi di colpa di Melvin richiamano un senso morale d’altri tempi. Sembra un personaggio “romantico” disadattato, che ad un certo punto della sua vita – quello della maturità – va in crisi.
Gentile Sgra Orsa,confesso che quando leggo le sue considerazioni,un sorriso appare sul mio volto. Tante volte lo Splendente durante le nostre sedute mi diceva”Mel tu sei un gentiluomo di città” io scuotevo la testa e gli rispondevo”Certo Dottore un gentiluomo. Un cretino cosi non può essere che d’altri tempi”. I sensi di colpa c’erano perché avevano davanti agli occhi le scene e i momenti in cui il” mio personaggio” prendeva il sopravvento. Ne ho perso il controllo. Prendere coscienza d’aver preso in giro tante persone e’ stato qualcosa d’insopportabile. Sono imploso perché mi sono vergognato. Tutte le mie certezze si sono sbriciolate. Ho provato a recuperare i rapporti con quelle persone. Quasi tutti mi hanno sbattuto la porta in faccia. Li capisco. Mi sono ritrovato impotente. Sono stato per tanto tempo ostaggio del mio passato. Con il tempo spero di farci pace. Adesso lo combatto con le armi che possiedo. Spero di farmi capire. Lotterò con tutte le mie forze
ottima interpretazione caro orso, concordo, è facile affezionarsi a mel è tranquilizzante, uno a cui affideresti i tuoi soldi o qualcosa di prezioso con facilità.